Sintesi finale

Il tema dei sensori artificiali è estremamente vasto in quanto oggigiorno essi sono utilizzati in tantissimi campi e anche gli oggetti che vengono sfruttati quotidianamente spesso ne fanno uso (basti pensare al cellulare).
In questo blog, dopo una prima definizione e traduzione del termine, sono stati approfonditi tre aspetti principali, presenti nella mappa concettuale illustrata inizialmente: i dispositivi neuromorfi, i sensori nella misurazione e i sensori per la smart society.
In rete si possono trovare moltissimi articoli e esperienze riguardanti i dispositivi neuromorfi (il cui 'padre' è Carver Mead). Essi sono oggetto di studi sempre nuovi per la difficoltà delle funzioni che si desidera far loro svolgere (tra gli altri, riacquisizione dell'udito e del tatto): forse un giorno si potranno vedere persino invenzioni presenti solo nei film o nei fumetti. Questi dispositivi emulano i 5 sensi umani: sono pertanto intrinsecamente costituiti da elementi diversi e assumono forme differenti. Essi hanno comunque una minimo comun denominatore: il materiale base con cui sono costruiti, ossia il silicio. Si lavora dunque nel mondo microscopico, con milioni di transistor in dimensioni ridottissime.
Partendo dai materiali è stato studiato il secondo aspetto sopracitato, quello della misurazione. Infatti, alcuni sensori usati in termometria (le termocoppie) sfruttano proprio la differenza di materiale per funzionare; poiché non esiste una simbologia standard, ogni combinazione di materiali è descritta da grafici con diverse pendenze. Sono stati scelti i sensori di temperatura per qualche approfondimento per la chiarezza e relativa semplicità del loro funzionamento, ma statisticamente non sono quelli più diffusi. Qualunque sia il tipo di sensore è comunque indispensabile definirne le specifiche.

Oggi i sensori trovano largo impiego in prevenzione dei rischi, ad esempio nel campo dei trasporti; proprio pensando alle nuove tecnologie introdotte in questo ambito si è scelto di trattare l'argomento della "smart society". L'idea base di questi progetti è che ogni cosa sia connessa a qualunque altra in qualsiasi luogo: si parla quindi di "Internet of Things", neologismo introdotto da Kevin Ashton. Ecco come i principali utilizzatori (seppur inconsapevoli) dei sensori artificiali diventiamo noi stessi; ma in una società in cui tutto è connesso e monitorato, siamo davvero noi a usare i sensori o sono i sensori a controllare noi? La questione è tutt'altro che semplice.
Una domanda che probabilmente sorgerà è "come è possibile tutto questo?". I modelli alla base della smart society sono di tipo statistico e tramite il data mining permettono di estrarre informazioni utili e interpretabili dall'enorme quantità di dati raccolta dai sensori.
Gli obiettivi della "industria 4.0" sono pertanto molto elevati: non conosceremo più le industrie di una volta, i brevetti riguarderanno sempre più l'ambito high-tech... come tutte le rivoluzioni, la battezzata "quarta rivoluzione industriale" che stiamo vivendo porterà una crisi (nel senso proprio del termine) nella società; c'è da sperare che questa crisi sia un passo avanti nell'evoluzione dell'uomo.

Questo è stato l'iter seguito nell'analisi dei sensori artificiali. Si può consultare il glossario o l'abbecedario per i termini più importanti e per trovare link ad approfondimenti. Inoltre, per chi fosse interessato, è presente anche qualche consiglio di lettura.
Nella speranza che questo blog fornisca degli spunti stimolanti per la conoscenza dei sensori artificiali, che come visto spaziano in svariati campi, alcuni dei quali molto attuali e ancora oggetto di studio.

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